Materiali, componenti e sensori; osservazione della Terra, navigazione ed applicazioni integrate e telecomunicazioni. Quattro bandi tematici del valore complessivo di 20 milioni di euro sono stati approvati dall'Agenzia Spaziale Italiana (Asi) per progetto co-finanziati in favore delle piccole e medie imprese (Pmi). Le linee principali di intervento a sostegno delle 380 imprese italiane del settore si basano su una convenzione per lo sviluppo della Pmi spaziale nazionale sottoscritta da ASI con le associazioni che raggruppano circa il 90 % delle Pmi italiane: AIAD (Federazione Aziende Italiane per l'Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza), AIAS (Associazione Italiana PMI per l'Aerospazio), e ASAS (Associazione per i Servizi, le Applicazioni e le Tecnologie ICT per lo Spazio).
Una scena che cambia
La scena spaziale internazionale è in rapido cambiamento (con il nuovo orientamento americano in via di definizione, Cina e India determinate ad assume un ruolo mondiale significativo e nuovi Paesi come la Corea del Sud che emergono) e l'Europa deve darsi una politica spaziale più unitaria e integrata partendo proprio dalle ricadute economiche in grado di aiutare lo sviluppo. Il presidente dell'Asi Enrico Saggese parla esplicitamente della necessità di difendere il patrimonio delle Pmi italiane, forti della loro tradizione nel settore spaziale, ma esposte più che mai alla competizione internazione. Almeno tre i piani delle opportunità individuate dai vertici dello spazio italiano: collaborazione e stimolo agendo da incubatori delle grandi aziende, nascita di nuove società finalizzate alle innovazioni derivate dallo spazio, rapporto prezioso con il mondo universitario e della ricerca.
380 imprese, 6.000 addetti
Le piccole e medie imprese come motore di una nuova politica spaziale europea sono dunque al centro di un settore che il presidente dell'Asi definisce ricco di eccellenze ma fragile in termini di comunicazione orizzontale. <<Sono 380 le Pmi italiane che hanno ricevuto contratti, o dall'agenzia spaziale italiana (ASI) o dall'agenzia spaziale europea (ESA) nel 2009, spiega Saggese. Quello italiano è un sistema di successo – forte di 6mila addetti - che va protetto e sostenuto. Si tratta aiutare le aziende italiane a definire nuovi prodotti che abbiano un mercato e la speranza consistente di produrre reddito>>. Sul piano delle debolezze il sistema riconosce una carenza di organizzazione interna. <<Esiste una solida rete verticale ma mancano i collegamenti sul piano orizzontale, le Pmi forniscono supporti significativi ai grandi gruppi ma non riescono a dialogare quanto sarebbe opportuno tra loro>>. Esemplare per il presidente Saggese il fronte delle nanotecnologie: <<abbiamo piccole società di ricerca di punta molto attive nel settore delle nanotecnologie, ma non abbiamo società spaziali che sfruttino le nanotecnologie per le applicazioni di punta legate ai satelliti >>. Il compito dell'Asi – conclude Saggese – oggi è proprio quello di mettere in rete le realtà imprenditoriali capaci di portare oggetti nello spazio. Devono essere in grado di scambiarsi vantaggiosamente le loro competenze e devono anche aprirsi a quei settori tecnologici, non necessariamente aerospaziali, che possono aiutarle a diffondere i loro prodotti.
